E’ stata presentata alla città ed alla stampa la Stagione Lirica 2008-2009 della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno. Quattro i titoli in cartellone, dall'Aida di Verdi alla Turandot di Puccini con il grande appuntamento de "Le suggestioni dell'opera lirica con Fiorenza Cedolins", concerto Lirico Sinfonico su musiche di Pietro Mascagni e Ruggiero Leoncavallo, senza dimenticare un incursione nel teatro del '900 di Bertolt Brecht con "Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny".
Il Teatro Goldoni punta per l’anno 2009 su alcune idee forti nella propria programmazionemdell’opera lirica. Andando cronologicamente ad esaminare il cartellone che si svolgerà dal prossimo dicembre al maggio 2009, si parte dall’unicità e magia del solo genere di spettacolo musicale
prettamente italiano e in grado di rappresentare la cultura del nostro paese nel mondo. Proprio da questa idea deriva la scelta del titolo inaugurale, Aida di Giuseppe Verdi (6 e 8 dicembre), l’autore
che nel corso dell’Ottocento ha contribuito a imporre l’opera di lirica come identità culturale nazionale, autentica forma di spettacolo made in Italy. A questa viene abbinata un’altra scelta precisa. Dare spazio innanzitutto agli eredi di Verdi: il livornese Pietro Mascagni, uno dei primi
musicisti italiani ad assimilare la grande lezione verdiana trasferendola nella sua opera ‘prima’,quella Cavalleria Rusticana che nel 1890 ha inaugurato il nuovo corso della Giovine Scuola e del melodramma verista, e dei suoi compagni ‘di cordata’ Ruggiero Leoncavallo, il cui capolavoro,
Pagliacci (1893), è da oltre un secolo abbinato all’atto unico mascagnano, e l’altro grande esponente toscano della scuola verista, quel Giacomo Puccini del quale la Fondazione Teatro Goldoni ha già celebrato la prestigiosa ricorrenza del 150° anniversario della nascita con le
produzioni del Trittico (2007) e della Bohème (2008) e proporrà nel 2009 il capolavoro estremo, l’incompiuta ed enigmatica Turandot (1926), considerata da critica e pubblico come l’operatestamento
della grande tradizione melodrammatica italiana. Tutti e tre i compositori saranno,
quindi, presenti in modi e format diversi nella nostra stagione. Il tutto reso ancora più coeso da un altro filone tematico che nell’ultimo triennio ha fortemente caratterizzato la programmazione del
Goldoni e in particolar modo quella legata all’opera lirica: il predominio della figura della donna e dei grandi personaggi ‘al femminile’; dall’eroina oppressa e vittima della schiavitù del melodramma
verdiana (Aida) alle donne volitive e sanguigne dell’opera mascagnana e verista (Santuzza di Cavalleria rusticana, Nedda di Pagliacci) alla visione psicoanalitica, quasi freudiana, della donna
violentata e offesa ma dominatrice, del femminino pucciniano, incarnata dalla “principessa di gelo” protagonista di Turandot, alla quale si oppone, come antitesi e vittima sacrificale, la più dolce e remissiva schiava Liù.
Voci femminili verdiane emergenti per Aida, che torna al Testro Goldoni dopo qualche decennio con la direzioine di Giovanni Di Stefano e nel collaudato e fantasioso allestimento di Ivan Stefanutti - vecchia conoscenza del pubblico livornese - e una grande protagonista per Turandot,
Giovanna Casolla, la nostra attuale maggiore interprete della gelida principessa pucciniana, che il pubblico livornese potrà applaudire nella splendida versione registica di Henning Brockhaus già più
volte proposta dal Teatro dell'Opera di Roma nella storica cornice delle Terme di Caracalla e riallestita in coproduzione con i teatri di Rovigo, Trento, Bolzano, Vicenza e Savona. Sul podio dell'opus ultim del compistore lucchese - assente dal Teatro Goldoni dalla storica edizione del
1953, anno in cui, sotto la direzione di Oliviero De Fabritiis, si presentarono artisti di chiara fama quali Lucia Kelston (Turandot), Mario Del Monaco (Il principe ignoto) e Aureliana Beltrami (Liù) -
Oliver Dohnanyi, attuale direttore musicale dell'Opera Morava di Ostrava.
Il Progetto Mascagni vedrà in questa stagione una nuova identità.
Mentre la ripresa della già annunciata coproduzione di Amica - andata in scena nello scorso ottobre al Teatro dell'Opera di Roma – avverrà in concomitanza della futura riproposta dell’opera nel grande circuito europeo con Opéra di Monte-Carlo, il filone Around Mascagni si configurerà come un autentico “cantiere” per la preparazione di Cavalleria rusticana e Pagliacci - titolo inaugurale della Stagione Lirica 2009-
2010 - e la futura Amica.
Il “fiore all'occhiello” del ciclo -integrato da concerti, spettacolimultimediali, proiezioni di
film, spettacoli di teatro di figura, prosa, incontri con il pubblico - sarà l'itinerario sulle suggestioni dell'opera verista e di naturalista esplorato attraverso una delle più fascinose interpreti vocali del nostro tempo,il soprano Fiorenza Cedolins - rivelatasi proprio nel nostro
teatro nel 1997 con la sua acclamatissima Santuzza di Cavalleria rusticana -, che sarà la voce guida di questo 'cantiere' verso Cavalleria e Pagliacci, sotto la guida di un solido e affermato direttore d'orchestra italiano quale Fabrizio Maria Carminati (per la prima volta a Livorno) e affiancata da
giovani cantanti selezionati nel corso delle audizioni per voci mascagnane organizzate dal Teatro Goldoni.
Tra gli altri appuntamenti di Around Mascagni segnaliamo la proiezione di due storiche pellicole del cinema 'muto' italiano degli anni Dieci del secolo scorso, Cavalleria rusticana di Ugo Falena e
Rapsodia Satanica di Nino Oxilia, entrambe accompagnate dalle colonne sonore di Mascagni
eseguite - secondo la consuetudine dell'epoca - al pianoforte e accomunate dalla carismatica
presenza attoriale di due dive dell'epoca, Gemma Bellincioni Stagno - prima interprete di Santuzza in Cavalleria e livornese d'adozione - e Lyda Borelli, nonché lo spettacolo Profili di donna
incentrato su grandi duetti del repertorio mascagnano proposti secondo il format 'multimediale' già
collaudata nello scorso autunno a Londra.
Dal verismo al Novecento il passo è breve: proprio alla crudezza del linguaggio naturalista di Cavalleria e Pagliacci e alle più ardite novità linguistiche di Turandot si può connettere l’esperienza teatrale provocatoria e profetica del capolavoro operistico del compositore tedesco
Kurt Weill su libretto del grande drammaturgo Bertold Brecht Aufstieg und Fall der Stadt
Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny), rappresentata per la prima volta a Lipsia nel 1930: si tratta del titolo che la Fondazione Teatro Goldoni, impegnata nella Stagione 2009 nella veste di ‘capofila’ del Progetto, quale titolo unico di Opera Studio in coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa, il Teatro del Giglio di Lucca (i due partners regionali dello stesso Progetto) e il Teatro Alighieri di Ravenna.
L’opera nata dalla collaborazione pluriennale tra Weill e Brecht è stata più volte definita dalla critica europea, per il realismo a tratti brutale dell’ambientazione e per la violenza dei temi trattati
come una diretta filiazione del verismo di Mascagni, Puccini e Leoncavallo, immersa in una temperatura musicale teatrale straniata e molto vicina agli umori dell’espressionismo tedesco. La
nuova produzione di Ascesa e caduta della città di Mahagonny, lavoro raramente frequentato dai teatri italiani anche se ormai ‘di repertorio’ nei paesi di lingua tedesca, si inserisce in quell’esplorazione del repertorio operistico del Novecento storico europeo che il Teatro di Livorno
ha già frequentato con i lavori teatrali di grandi autori quali De Falla, Britten, Maderna e che si è rivelato strumento ideale per scoprire, allevare e formare una nuova generazione di cantanti lirici.
Un titolo particolarmente complesso sotto il profilo esecutivo ma avvincente per quanto riguarda il messaggio culturale e sociale: Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Brecht-Weill costituisce una sorta di disincantata allegoria della decadenza della civiltà, nella quale ogni valore positivo
viene annientato dalla corruzione, dalla violenza e dal sopruso. Ne emerge un quadro apocalittico,
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